Miha "In Italia si distrugge il gioco"

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AnderAB
view post Posted on 2/9/2011, 09:37




Partendo da un esempio come Alex Ferguson, Sinisa Mihajlovic illustra i problemi del calcio italiano: presidenti senza fiducia negli allenatori, poca fiducia nel lavoro del gruppo, giovani viziati e senza fame

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"Ho letto un'intervista in cui Claudio Ranieri ha detto che un caso come quello di Ferguson, che è rimasto sulla stessa panchina senza vincere niente se non dopo sette anni, non si potrebbe mai realizzare in Italia. Sono d'accordo con lui. Qui in Italia non si darebbe mai tanto tempo ad un allenatore, ma si arriva alle esagerazioni di esonerare i tecnici prima che inizi il campionato".

Lo ha detto il tecnico della Fiorentina Sinisa Mihajlovic (nella foto AP/LaPresse), nel corso dell'incontro con gli allenatori sportivi svoltosi al Museo del calcio di Coverciano, intitolato "Il ruolo determinante dell'allenatore nelle dinamiche educative di gruppo", evento all'interno delle iniziative 'Vivo azzurro', organizzate a Firenze in vista della gara di qualificazione di martedì prossimo, valida per le qualificazioni ad Euro 2012, contro la Slovenia.

IMPORTANTE STIMOLARE I GIOCATORI - "Tutti gli allenatori più o meno sanno allenare in Italia, la differenza la si fa motivando i propri giocatori, dandogli stimoli e migliorandoli sul piano mentale - ha aggiunto il tecnico viola -. Ad esempio io ho fatto delle cassette con le giocate dei giocatori migliori al mondo, per ogni ruolo, selezionando quindici minuti della loro fase difensiva e quindici della loro fase offensiva. Ho preso ad esempio spezzoni di giocate di giocatori quali Iniesta e Pique e poi li ho dati, a seconda del ruolo, a ciascun mio giocatore, dicendogli di studiare quelle cassette per poi parlarne insieme".

I GIOVANI NON HANNO FAME, SONO ATTORI VIZIATI - "La gestione dei calciatori qui in Italia è più difficile rispetto alla Serbia, paese da cui provengo - ha sottolineato poi Sinisa Mihajlovic -. I giovani che in Italia arrivano in prima squadra, hanno già fama, e peggiorano caratterialmente rispetto ai loro primi anni nel calcio. Qui più che giocatori, sono attori. In Serbia si costruisce il gioco, in Italia si distrugge. In Serbia la cultura del lavoro, in un paese che era comunista, rende tutti i giocatori come soldati e gli allenatori danno molta importanza all'educazione, in particolare del lavoro. Ad esempio io ho cominciato a giocare a calcio, e sapevo che, se non avessi sfondato, sarei morto di fame, venendo da un paese povero. Nella mia prima partita in Nazionale, contro la Croazia, giocai con scarpe inadatte, essendo da rugby, con sette tacchetti. Ma avevo la fame di arrivare, la stessa di cui parla sempre Mazzone".

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